Le opere di Superfici Variabili si pongono in bilico tra visibile e invisibile, tra esperienza sensoriale e riflessione critica. Attraverso l’uso di filamenti di diversa natura, Eleonora Gugliotta costruisce superfici mutevoli, che rivelano il loro vero significato solo in precise condizioni di luce. Il lavoro si fonda su una tensione percettiva: ciò che appare come una trama astratta e decorativa si trasforma in un messaggio nascosto, accessibile solo a chi è disposto a compiere un’azione di scoperta.
La sperimentazione con la luce – frontale, retroilluminata o Wood – non è solo un espediente tecnico, ma un dispositivo concettuale che obbliga il fruitore a un atto di impegno. In un’epoca di consumo visivo rapido e superficiale, queste opere rifiutano la passività dello sguardo e impongono una riflessione: quanto siamo davvero disposti a vedere? L’atto di illuminare diventa allora metafora di un processo di conoscenza, un invito a interrogarsi sulle stratificazioni della realtà, sul non detto e sul rimosso.
I temi affrontati – la lotta contro il patriarcato, la trasformazione interiore, la necessità dell’incontro con l’altro, la resistenza ai costrutti sociali – trovano una loro trasposizione materica nella struttura dell’opera stessa. L’invisibile non è negato, ma celato, pronto a emergere sotto la giusta luce. L’arte, come la coscienza critica, non può essere colta in modo immediato: richiede attenzione, presenza, un atto di volontà.
Le Superfici Variabili sono dunque spazi di rivelazione, in cui il fruitore si misura con la propria capacità di vedere oltre l’apparenza. Un’esperienza che non si esaurisce nella percezione visiva, ma che chiede di essere vissuta come un processo di consapevolezza e di trasformazione. Superfici Variabili
Visione Olometabolica, 2015
Visione Olometabolica, 2015
62 x 62 cm
(cambio luce sensibile al movimento)
«Essendo il nostro mondo sommerso dalle immagini, l’assuefazione frattanto insorta, esorta l’artista ad azzardare provocazioni visive peculiari e che saranno, alla fin fine, il veicolo od esca attraverso il quale lo spettatore o riguardante guadagnerà poco a poco una certa confidenza con l’opera e finirà per esplorarla, interrogandola. Ciò favorirà senza dubbio il superamento dell’assuefazione vigente, di questo stordimento collettivo che traduce la messe delle immagini in un orizzonte grigio.»
Rolando Bellini
Visionte Olometabolica è un’opera che si svela solo attraverso l’interazione con il fruitore. Un sensore riconosce l’avvicinamento e, in quel preciso istante, attiva un sistema di luci che trasforma radicalmente la percezione dell’opera: forme e dettagli prima invisibili emergono, rivelando una nuova dimensione visiva e concettuale.
Il soggetto scelto è una libellula, insetto appartenente alla famiglia degli olometaboli, il cui complesso ciclo evolutivo ha ispirato la performance Catarsi Crisadelica. Gli olometaboli attraversano diverse fasi di metamorfosi, e in particolare i Lepidotteri – la famiglia di insetti alata a cui appartengono le farfalle – compiono una trasformazione totale, che diventa metafora della crescita e della rinascita interiore. Come la farfalla, che per evolversi deve distaccarsi definitivamente dal suo bozzolo, l’uomo può raggiungere una vera consapevolezza solo liberandosi dai legami con il passato.
Questa metamorfosi è una sfida: significa imparare a guardare il mondo con occhi nuovi, lucidi e oggettivi, senza le zavorre dell’infanzia, le insicurezze interiori o le distorsioni imposte da una società dominata dall’apparenza e dal conflitto, dai limiti imposti dalla società e dall’influenza di un sistema dominato da superficialità e sopraffazione. Paradossalmente, è proprio questo sguardo “puro” a permettere di immaginare nuove realtà, di cogliere dettagli invisibili e di distinguere la verità dagli schemi precostituiti.
Nolite te Bastardes Carborundorum, 2020
Nolite te Bastardes Carborundorum è un’opera che si inserisce con forza nel dibattito sulla resistenza femminile e sulla lotta contro il patriarcato. Il titolo, tratto dal celebre romanzo Il racconto dell’Ancella di Margaret Atwood, riprende una frase simbolica incisa nel buio di una società distopica, un messaggio clandestino di ribellione lasciato da un’ancella alla successiva, come un filo di memoria e resistenza contro la violenza e la sottomissione imposta dal potere.
L’opera trasforma questa frase in un’esperienza percettiva e sensoriale, un messaggio che si svela solo a chi è disposto a cercarlo. La scritta, invisibile in condizioni di luce ordinaria, emerge attraverso l’uso della luce Wood, rivelandosi come un monito nascosto ma indelebile. Questa condizione di latenza e rivelazione non è casuale: riflette la condizione storica della donna, costretta a muoversi tra i margini di una società che ha sempre tentato di silenziarla, di renderla invisibile. Ma come il messaggio inciso nella finzione del romanzo, anche qui la parola resiste, supera l’oblio e si fa presenza attiva nello spazio.
Nolite te Bastardes Carborundorum è un’opera di memoria e lotta, un omaggio a tutte le donne che scelgono di non piegarsi alle regole imposte. Qui la luce diventa un atto di resistenza: ciò che viene nascosto può essere riportato alla luce, ciò che si tenta di cancellare può ancora essere letto.
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(Particolare)
Incontro (MAAM), 2018
L’opera Incontro (MAAM) è stata realizzata all’interno del MAAM – Museo dell’Altro e dell’Altrove di Metropoliz a Roma, un luogo unico nel suo genere, nato da un’occupazione e diventato un centro d’arte e di ricerca sociale.
L’opera si inserisce fisicamente nel cuore pulsante della comunità: il bancone della mensa, dove gli abitanti del museo si ritrovano per condividere i pasti. Qui la parola INCONTRO si manifesta come elemento chiave, portando con sé un’ambivalenza semantica che riflette perfettamente la realtà di questo spazio. L’incontro è un atto di avvicinamento, di scambio e di crescita, ma può essere anche scontro, frizione, confronto. Proprio come il MAAM è al tempo stesso un rifugio e un laboratorio di contraddizioni, un luogo di accoglienza ma anche di tensione, perché abitato da persone che ogni giorno portano avanti una battaglia per il diritto alla casa e alla dignità abitativa.
INCONTRO diventa un invito a riflettere sulla complessità delle relazioni umane, sulla possibilità di trasformare la necessità in opportunità, la condivisione in costruzione collettiva.
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(Particolare)