La ricerca di Eleonora Gugliotta esplora la sfera intima e più profonda degli individui. In particolar modo riflette sulle dinamiche di adattamento, sul rapporto con la natura – evidenziandone difficoltà e criticità – oltre a mettere in luce schemi mentali e costrutti sociali prestabiliti. L’artista nei suoi lavori da sempre predilige l’uso di filamenti naturali – siano essi lana, capelli o peli – trasformandoli in veri e propri segni, tratti come quelli delineati da una penna che disegna ciò che la mano ordina e la mente decide. Rapportati allo spazio di azione sono come microelementi che diventano a un tempo punti di connessione e di giuntura così come scie visibili del movimento dell’uomo nello spazio. Insieme alle cartine geografiche, i capelli sono uno dei due elementi principali messi a confronto e su cui si focalizza il gioco di scale realizzato con la serie di collage Spoglie. Ai segni e alle forme apparentemente casuali delle mappe – formate da strade, fiumi e coste – l’artista sovrappone grovigli di capelli che diventano un tutt’uno con la superficie, creando nuovi percorsi. L’elemento naturale assume forme morbide e sinuose, contrapponendosi ai segni spesso spigolosi delle cartine e tracciando simbolicamente il flusso caotico dell’uomo sulla terra. In un gioco tra micro e macro, tracce organiche dell’uomo si mescolano a percorsi resi invisibili ma entrambi disegnati seguendo l’indole tipicamente umana di trasformare lo spazio intorno a sé.
Le sagome delle isole/continenti sono state realizzate durante la performance Rito Funebre alla Terra.
Le superfici così prodotte sono come spoglie del defunto, impercettibili sagome di territori che rimangono appena distinguibili, come i ricordi della persona perduta.
Gli “studi” sono invece i progetti preparatori
Laura Pieri