Tessere il vuoto: i fili scultorei di Eleonora Gugliotta trionfano a Paratissima 2019 -ArtsLife
Eleonora Gugliotta (Capo d’Orlando ME, 1989) crea sculture tessili all’interno di spettrali architetture abbandonate. La qualità del suo lavoro l’ha portata a vincere due premi durante l’ultima edizione di Paratissima Art Fair (tenutasi dal 30 al 3 novembre): uno dei Best 15 prize e Paratissima Talent Prize, assegnato all’artista in assoluto più talentuoso della manifestazione. Qui un accenno alla sua poetica.
Il volto di una città si nasconde nelle rughe che ne solcano gli edifici sotto forma di crepe, graffi, buchi e ogni altra traccia del loro vissuto. Queste impronte di vita si fanno ancora più importanti e malinconiche quando queste vengono abbandonate, quando l’uomo si lascia alle spalle la sua vecchia casa e i ricordi in essa contenuti. La memoria è così costretta a rifugiarsi in questi pertugi, segno del passaggio di qualcuno che non c’è più. Triste prospettiva, ma sempre preferibile al vuoto lasciato lì fuori a crescere insieme al tempo che passa.
Eleonora Gugliotta prova a saturare questo vuoto tessendo sculture di fili nelle architetture solitarie, spoglie di senso e di vita. Una stratificazione tessile multicolore collega così quei punti sensibili degli edifici, densi di ricordi, che si intrecciano in un ingarbuglio di storie e suggestioni visive. L’esercizio tessile di Eleonora, che lei chiama Ambienti, non rimane così solo una pratica squisitamente estetica, ma apre una riflessione su quale è l’identità di uno spazio concepito per l’interazione umana nel momento stesso in cui viene abbandonato.
Ciò che prima è stata massima espressione della realtà, ora appare come uno spazio onirico e immaginifico dove il luogo fisico diventa luogo dell’anima. Difficilmente accessibile come ogni pensiero recondito, ci sforziamo di attraversarlo e comprenderlo, fino forse a perderci in un gioco senza fine.
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